Export Italia - Gennaio-marzo 2023

Project by:

Dinamica generale

Report a cura di Carlo Flamini, responsabile Osservatorio del Vino UIV

Tutto sommato il dato di sostanziale stallo delle esportazioni italiane di vino era nell’aria: la lievitazione dei prezzi cumulata per tutto il 2022, l’accumulo di prodotto presso i mercati più grandi, traditi forse da aspettative di crescita continua dei consumi ben oltre la fuoriuscita dalla pandemia, a conti fatti rivelatesi errate. Oggi, i dati paiono dire che di vino in giro per il mondo ce n’è fin troppo, e l’indietreggiamento anche dello spumante (Prosecco compreso) ne è la spia più evidente. A cui si aggiunge lo sgonfiamento progressivo dei listini, oggi poco sopra il +3,5%, quando per tutto il 2022 si è viaggiato attorno a una media di +13%. Segno che le aziende italiane stanno trovando ormai sempre più difficoltà a girare gli aumenti della fase produzione, con i mercati che sembrano indicare che la fase di assorbimento pari-pari sia finita definitivamente.

Alle nostre cantine, così, non resta che guardare a volumi che indietreggiano sul lato confezionato (-2.4% il segmento fermi e frizzanti, a cui si aggiunge il -3% dello spumante), mentre quelle che lavorano sullo sfuso, in vista della vendemmia e con stock di prodotto in alcuni casi ben sopra il 5% generale, stanno declassando i listini, soprattutto sui rossi, con i comuni e gli Igp praticamente venduti a saldo in Germania e Nord Europa.

Spumantistica

Venendo alle tipologie, per la spumantistica marzo chiude come detto in calo del 3%, dopo il -2% della fine del 2022. C’è da dire che un anno fa di questi tempi si viaggiava a +23%, per cui il dato va inquadrato in una dinamica fisiologica di rientro, che tuttavia coinvolge parzialmente i competitors europei: lo Champagne chiude i conti a -2%, ma dopo aver fatto +40% a marzo 2022, tenendo fra l’altro ancora positivi UK e Usa. Gli spagnoli stanno invece viaggiando in terreno positivo, a +9% volume.

Prosecco e Asti

Il Prosecco è in leggero aumento in Usa (+1.5%), in drammatica involuzione in UK (-25%, a cui si aggiunge il -12% del Belgio), mentre sta tenendo il passo solo in Francia(+8%) e Svizzera (+5%), che compensano la frazionale riduzione tedesca. In ripresa le esportazioni verso la Russia (+34%). Vanno bene i conti dell’Asti: il +9% volume è fatto da una ripresa poderosa del mercato tedesco, che va a compensare le riduzioni in Usa, Russia (anche se si continua a triangolare con i Paesi Baltici) e UK, con la postilla del mercato polacco, che a volume sta assorbendo più prodotto di quello statunitense.

Vini fermi confezionati

Per quel che concerne i vini fermi, tra bianchi e rossi vincono sicuramente i primi (+2.4% contro -6%): i rossi, che vedono il primo mercato, la Germania, a -8%, marcano male sia nell’alto di gamma (le Dop, a -7%) che nella mediana, gli Igp (-8%, pur a fronte di listini leggermente superiori all’anno passato, +1.7%, contro media generale di +5%). I bianchi invece tengono solo sulla parte Igp (+8%), mentre arretrano sul segmento Dop (-3%), con un bilancio finale comunque tenuto in piedi dai primi tre mercati, Usa (+2%), Germania (+4%) e solo UK stabile (-1%).

Vini fermi Dop regionali

In un contesto tutto sommato migliore, arrivano segnali negativi per i bianchi veneti - leggi Pinot grigio - dai due principali mercati (Usa e UK, rispettivamente -1% e -23%), così come dalla Germania (-14%). Per i rossi, tra toscani, veneti e piemontesi, sono questi ultimi a salvarsi (-1.5%, a fronte di cali a doppia cifra per gli altri), anche se vedono volumi a -11% in Germania e -8% UK, compensati dal +15% degli Usa. Usa che si rivelano amari per toscani e veneti, con riduzioni degli acquisti superiori al 6%, a cui si affiancano ribassi di otre il 20% in Germania. UK positivo solo per i toscani, mentre i rossi veneti vedono crollare gli acquisti in Scandinavia e Canada, dove si viaggia attorno a -50%.

Per il resto dei vini fermi, troviamo lato bianchi crescite in Europa (Belgio, Paesi Bassi, Francia, Svizzera) e interruzione dei flussi verso il Canada e il Giappone. Per i rossi, stasi del mercato americano e britannico (-1% e -2.5%), ma flessioni di un certo peso sia in Svizzera (-4%) che soprattutto in Canada, sceso di ¼. Pesanti i conti trimestrali anche in Danimarca, Giappone, Svezia e Belgio, mentre tengono i Paesi Bassi e soprattutto la Francia (+34%).

Lo sfuso

Lo sfuso sta ovviamente tentando di trovare la strada di uscita da cantine piene, in particolare di rosso: sulla parte comuni e Igp, abbiamo prezzi in forte riduzione, ma flussi costanti di uscita di prodotto solo per i comuni (+34% generale, di cui +60% solo in Germania), mentre gli Igp sono in calo volumico del 4%, dovuto a contrazione di Svizzera e Francia, che vanno a compensare i forti approvvigionamenti dei mercati tedesco (+44%) e danese (+28%).