Vendite retail Italia: gennaio-settembre 2022

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Report a cura di Osservatorio del Vino UIV-Ismea su dati Ismea-Nielsen

Una spinta inflazionistica ancora limitata, seppure crescente nel corso dei mesi, sta zavorrando le vendite della grande distribuzione e del retail nel suo complesso. A tutto settembre, i volumi sono calati del 7%, a 5,6 milioni di ettolitri, per valori in ribasso del 3,5%, a 2 miliardi tondi. Prezzi medi sul cumulato da inizio anno a +4% (3,61 euro/litro per il totale vino e spumante), ma con tendenza a rimanere attorno a +7% sia nel secondo che nel terzo quarto, a fronte di diminuzione del 2,5% fino a marzo.

Tra le varie categorie di negozi, le maggiori sofferenze si hanno alla base della piramide, quindi discount (-7% generale, ma con speculari aumenti della componente bollicine) e liberi servizi, anch’essi a -7%. Iper e super stanno pochi decimali sotto il 7% di erosione, con sia vini fermi che spumanti in sofferenza.

In fatto di prezzi, i discount mostrano la spinta inflazionistica più robusta, attorno a +7% (di cui +6,4% i vini fermi), doppia rispetto alla media retail, mentre i listini più tiepidi si trovano negli iper, a +1,8%, contro +3,2% dei super e +2,6% dei liberi servizi.

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La spumantistica

La lettura da dare dei segni meno sul settore spumante è di tenore diverso, essendo i dati da confrontarsi con un 2021 che era stato straordinario sul fronte delle vendite di bollicine in grande distribuzione: da gennaio a settembre il saldo volumico fu di +24% e sopra +27% per quanto riguarda i valori, con picchi straordinari soprattutto per l’area metodo classico (+40%), con il Franciacorta a +43% e il Trento Doc a +27% volume, mentre il Prosecco aveva veleggiato intorno a +30%.

Nel 2022 si scende quindi a -2% a volume (650.000 ettolitri circa, da parametrarsi al mezzo milione medio del 2019-2020), con picchi negli iper (-6%) e super (-4%), mentre restano in positivo i volumi venduti presso i discount (+7%), trainati dalla categoria Charmat non Prosecco (+19% volumico) e nonostante aumenti del prezzo medio di gran lunga superiori a quelli fatti segnare dagli altri canali (+5% contro media generale del 2%) .

A fronte di queste dinamiche di rimbalzo del 2021 sull’anno Covid, nel 2022 le vendite totali di Prosecco risultano in calo (-8,5%, anche qui con picchi negativi nei super e iper e aumenti sul discount) e quelle degli spumanti dolci (-9,5%), a cui si associa la performance negativa dei metodo classico, sotto del 10%. Sempre positivi invece gli Charmat secchi, non solo nei discount, ma anche presso iper e super (+10%) e liberi servizi (+4%): la categoria – che già aveva avuto incrementi del 20% nel 2021 - a oggi risulta ulteriormente premiata per aver tenuto i prezzi fermi rispetto al 2021 (4,50 euro/litro), contro +7% per il Prosecco e +2% del totale spumanti Italia, portando a casa aumenti valoriali del 12%, contro media del comparto bollicine di -0,4%, con -10% per i metodo classico e -2% per il Prosecco.

Metodo classico in rientro nei nove mesi dalle cifre esorbitanti del 2021, anche se i volumi e valori restano ampiamente superiori sia al 2020 che al 2019 (3,4 milioni di litri contro media di 2,7 del biennio). Aumenti di prezzo limitati a +1% circa per il Franciacorta (escluso discount) e +2% per il Trento, considerando che il Prosecco – che ha visto aumentare i listini anche del 9% su alcuni canali – registra diminuzioni di consumo meno accentuate.

A livello di pesi percentuali, se il Prosecco resta primattore delle vendite con una quota di circa il 50% sul totale, l’unico canale in cui il peso scende (37% per la precisione) è il discount, dove metà dei volumi commercializzati sono fatti di altre bollicine Charmat secche. Di converso, il metodo classico vede un peso maggiore sulle vendite online (11%) e il minimo nel canale discount, al 2%, contro una media negli altri segmenti del 6%.

Sono i super il canale che veicola il maggior volume di spumante (37% di quota, 20 milioni di litri circa), seguiti dagli iper (30%) e dai discount (1/4 del totale). Chiudono liberi servizi (6%) e l’e-commerce al 2%, quota che a valore resta la stessa, nonostante il peso più sostenuto di etichette di maggior prestigio, come i metodo classico. Scende di 10 punti (al 15%) l’incidenza dei discount, mentre il ruolo dei super è ancora più trainante, con il 42% sul totale (183 milioni di euro), seguiti dagli iper al 31% (2 punti in più rispetto alla share volume).

A livello generale, sempre in termini volumici, la categoria spumante detiene il peso maggiore sul totale vendite di vino nel canale e-commerce (19%), quasi il doppio rispetto ai discount e più del doppio dei liberi servizi, all’8%. Robuste le vendite negli iper (16% sul totale del canale), di fatto il secondo con l’incidenza maggiore dei volumi, contro il 12% dei super, allineati alla media generale retail.

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Vini fermi

Venendo ai vini fermi, saldo generale volume a -7,5%, per 1,6 miliardi di euro (-4%): picchi negativi a volume per i rossi (-9%), mentre i bianchi si fermano a -6%.

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I più colpiti dalle riduzioni di consumo risultano i vini a denominazione, che chiudono i primi nove mesi a -9%, contro -8% per gli Igt e -6% dei vini comuni.

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In calo anche la nicchia dei i vini biologici (1% del volume totale), non solo in termini di bottiglie consumate (-2%, di cui -10% per i bianchi), ma soprattutto di valore generato (-6%), nonostante una limatura dei listini del 4% (5,19 euro al litro).

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Formati

Sui formati, i cali generalizzati sono spalmati equamente su tutte le tipologie di grande volume, con differenziali sui decimali: vetro 0,75 a -7,6% e brik a -7%, con punte di -10% a discount, mentre i vetri in formati diversi dalla bottiglia standard risultano quelli con i maggiori impatti a volume: -13%, a cui si associa un -8% sulla colonna dei fatturati. Prezzi medi in aumento significativo proprio per questa categoria (+5%) e per i brik, saliti del 6,4% a 1,45 euro al litro, con punte del 9% al discount.

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