. Testi e analisi a cura di Carlo Flamini, Osservatorio del Vino UIV
Come preannunciato, il saldo 2022 delle vendite in grande distribuzione chiude in passivo sia sul fronte volumico (-6%, a 7,7 milioni di ettolitri), sia su quello dei valori (-2%, a 2,9 miliardi di euro).
La fiammata inflazionistica registrata nel quarto trimestre dell’anno (+7% medio, di cui +8% vini fermi e +5% spumanti) ha da una parte contribuito a smorzare la perdita valoriale, ma dall’altro – spingendo i listini su livelli record (3,64 euro/litro di media per i fermi e 7,42 per gli sparkling) - ha finito per dare il colpo di grazia alle aspettative di ripresa dei consumi nella coda dell’anno. Anche gli spumanti – eccettuati il Prosecco, che ha chiuso l’ultimo quarto a saldo zero rispetto al 2021, e gli Charmat secchi (+8%) – archiviano un Natale a -3%, con lo Champagne a -30% (dato dovuto anche alla carenza di prodotto in giro per il mondo).
Se – rimanendo alla spumantistica – il 2022 pur chiudendo in negativo tutto sommato è rimasto nell’orbita delle cifre record toccate nell’anno di grazia 2021 (1 milione di ettolitri contro gli 880.000 del 2019, con Cagr, tasso di crescita annua, a +5%, di cui Prosecco a +9%), per i vini fermi la musica suonata si muove su tempi ben diversi: il –7% raggiunto nell’anno appena concluso riporta la categoria per la prima volta dall’anno Covid sotto i 7 milioni di ettolitri di volume venduto, con Cagr negativo del 3%, e punte massime per i vini rossi (-4%). Segno che la crescita delle bollicine non è stata affatto neutra, ma si è fatta anche a scapito del vino tradizionale. Il prezzo da pagare probabilmente al fatto che lo spumante sia diventato (finalmente si dirà) un prodotto da consumo quotidiano e non solo per le feste.
A livello di negozi, i più penalizzati dalla riduzione delle vendite sono stati i discount: -7%, 1 punto sopra la media, dovuto essenzialmente alla maggiore ampiezza degli aumenti registrati a scaffale: +9% contro +5% medio, fattore che però ha consentito alla categoria di registrare un saldo valoriale positivo (+1%, unico caso). Iper e super sono nella banda -5,5-6%, così come i liberi servizi, con perdite valore attestate per tutti sopra il 2%.
L’anno ovviamente non è stato uguale per tutte le tipologie di bollicine: sempre ricordando il contesto, ovvero che il 2022 è rimasto nell’orbita di un 2021 record, i veri vincitori della categoria sono gli Charmat non Prosecco, stravenduti al discount (+22% annuo e +8% nel computo globale natalizio) grazie a un mix di prezzo mantenuto pressoché inalterato sulla soglia dei 4,50 euro per litro (solo +4% l’aumento per Capodanno, contro per esempio il +10% del Prosecco).
I più penalizzati restano gli spumanti dolci, gli unici fra l’altro a non aver risentito dell’onda benefica che ha sospinto la categoria dal Covid in avanti (si salva l’Asti, rimasto pressoché stabile sui valori tradizionali, con un saldo annuo di -2% contro -13% per gli altri dolci).
Metodo classico a -9%, ma anche in questo caso siamo rimasti ben sopra i valori registrati dalla categoria nel pre-Covid.
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Capitolo vini fermi: come dicevamo in premessa, sono i rossi i più penalizzati dal mix calo consumi/switch verso bollicine, con saldo annuale di -8% e prezzi paradossalmente aumentati di più rispetto agli omologhi bianchi (+5% contro +4%). Bianchi che chiudono il 2022 a -5% volume, ma con tendenza erosiva di portata meno ampia rispetto ai rossi: Cagr 2019/22 a -2% contro -4%. Rosati sul lungo periodo stabili (-1%).
Come già indicato a settembre, i più colpiti dalle riduzioni di spesa sono i vini a denominazione (-8%), anche se la forbice che li separava dagli Igp si è ridotta sensibilmente (con saldo finale per questi ultimi a -7,4%, ma con dinamica di prezzo notevolmente più ampia rispetto ai Dop, oltre 2 punti). Meno intaccati risultano i vini comuni (-5%), che fra le altre cose hanno trovato dinamica più favorevole nel circuito iper, con i rossi che chiudono a -2% contro -5% di media.
La controtendenza sui prezzi, andati a -2%, è il fattore che spiega la riduzione inferiore alla media per i vini biologici (-2,5% volume, che però incide anche sulle vendite a valore, calate del 5%). Più penalizzati i bianchi (-8% contro il -3% dei rossi), mentre un piccolo boom si è avuto per le vendite di rosato (+20%), anche se stiamo parlando di quantitativi davvero limitatissimi.
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